Normalità o paradossi della business etiquette? (Settima parte)

La comunicazione interculturale non è solo la giusta distanza

La parola d'ordine, quando si parla di comunicazione interculturale, è avvicinarsi".

Approssimarsi, accostarsi a una nuova cultura. È senza dubbio un evento culturale, mentale e comportamentale per la persona che si avvicina. Sarà giudicato positivamente o negativamente, a seconda di dove ci si trova, chi si ha di fronte, la situazione emozionale, fisica e mentale, e via dicendo.

Ci stiamo riferendo alla distanza tra gli uomini nei vari scenari di business.

Percepire la giusta distanza anche fisica è fondamentale. Bisogna saper non arretrare molto, né avanzare oltre il limite consentito, per non creare disagio proprio o altrui.

Questo semplice esercizio mette alla prova la propria cultura e la propria capacità di comunicazione interculturale. In genere, nel mondo degli affari, europei e americani mantengono le distanze, mentre africani, mediorientali e latinoamericani le accorciano.

La distanza fisica è un tema complesso. Non riguarda solo il numero di centimetri tra me e il mio interlocutore, ma anche altri elementi: il contatto fisico o visivo, il fissare negli occhi o incrociare lo sguardo, e la prima forma di contatto diretto con la controparte, cioè la stretta di mano, il cosiddetto “dress code”, cioè l'abbigliamento. Aggiungiamoci anche qualche fondamentale differenza nel rapporto con persone dei vari sessi.

La distanza quindi è un insieme di elementi importanti, che vanno a definire anche il grado di intimità della conversazione prima e del rapporto dopo. È indispensabile fare attenzione a tutti gli elementi che governano la distanza tra le persone.

Ma fondamentale è saper informarsi, non ragionare secondo il proprio parametro culturale. Ogni cultura ha i propri codici.

L'abito che per noi è perfetto per una trattativa d'affari con persone già conosciute, ad esempio, per la cultura di queste persone potrebbe essere assolutamente fuori luogo. Un po' come il camice in ospedale per noi. Potremmo immaginare un medico in corsia senza camice bianco? Perderebbe la sua credibilità...

Alla prossima!